L’«inflazione transitoria» è stata la principale giustificazione delle banche centrali dei Paesi sviluppati per l’inizio tardivo dei rialzi dei tassi, malgrado l’aumento dei prezzi più rapido degli ultimi decenni.

A distanza di due anni, le autorità monetarie, soprattutto la Fed, sembrano impazienti di tagliare nuovamente i tassi, pur non avendo raggiunto l’obiettivo d’inflazione del 2%. Attualmente, l’inflazione di fondo su base trimestrale annualizzata è al 4,2% e dall’estate scorsa è salita senza mai toccare l’obiettivo del 2%. Con il tasso di disoccupazione USA vicino ai minimi storici, la crescita dei salari costante intorno al 5% e la crescita del PIL che dovrebbe superare il potenziale, persino la Fed non prevede che l’inflazione raggiunga l’obiettivo prossimamente. In linea con le indicazioni dell’autorità monetaria USA, il mercato prevede tre tagli dei tassi entro l’anno. Le azioni e gli attivi speculativi come le criptovalute si sono impennati e il calo dei rendimenti a lungo termine ha reso le condizioni finanziarie molto più favorevoli. Per ora la propensione delle banche centrali ad allentare le condizioni finanziarie favorisce gli asset rischiosi, ma esortiamo alla cautela per via delle valutazioni elevate.

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