«I mercati non sono l’economia» è un mantra che viene citato spesso e vale soprattutto nelle fasi di quantitative easing. Le banche centrali hanno inasprito la politica monetaria innalzando i tassi e riducendo i loro bilanci, ma questo percorso non è stato lineare.

Basti pensare alla Bank of Japan, con il suo programma di controllo della curva dei rendimenti, alla Bank of China, che ha immesso liquidità in risposta ai lockdown dovuti al Covid, alla Fed e alla Banca nazionale svizzera, che hanno concesso prestiti di emergenza alle banche. Non sorprende che i mercati abbiano perlopiù ignorato i rialzi dei tassi e il deterioramento degli indicatori economici, alimentando un rally che ha causato una costante contrazione degli spread. Tuttavia, va notato che le autorità
monetarie non sono state le uniche a fornire liquidità. Il dibattito in corso sul tetto del debito ha involontariamente innescato una sorta di QE camuffato, in quanto il Tesoro USA non ha potuto emettere nuovo debito nella misura richiesta. Con la probabile sospensione del tetto del debito questo processo dovrebbe invertirsi. Alla risoluzione del dibattito sul tetto del debito del 2011 è seguito un netto deprezzamento degli strumenti rischiosi, mentre i tassi sono scesi. Potremmo osservare una dinamica analoga anche questa volta.

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