A giudicare dai dati economici di luglio, divergenza nella performance di crescita di Stati Uniti ed Europa è ancora aumentata. Una buona indicazione delle tendenze dei dati macro viene dall’indice di sorpresa economica di Citigroup, che mostra una dinamica decisamente negativa nell’eurozona e sviluppi positivi negli Stati Uniti.

Questa divergenza potrebbe influire notevolmente su crescita e inflazione, e quindi orientare le future decisioni di politica monetaria. È interessante notare che i mercati scontano solo un altro rialzo della BCE a settembre e solo il 40% di possibilità di un altro rialzo della Fed nel 2023. Si è quindi fatta strada l’idea che il picco dei tassi sia stato raggiunto: gli investitori sperano che la stretta monetaria finisca presto e che i rendimenti dei titoli di Stato abbiano raggiunto i massimi. Pur condividendo l’idea che le pressioni inflazionistiche si attenueranno ancora nel medio termine, pensiamo sia troppo presto per cantare vittoria sul fronte dell’inflazione. I tassi di disoccupazione in Europa e negli Stati Uniti rimangono ai minimi pluridecennali e l’inflazione di fondo resta alta. Quindi, con la crescita USA ancora sostenuta e l’inflazione ostinata, vi è la discreta probabilità che la Fed alzi ancora i tassi. 

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