I rischi prendono forma lentamente e poi esplodono tutti insieme. Ciò è vero soprattutto nel settore bancario, in cui il salto al rischio d’insolvenza può essere un fattore chiave nelle fasi di stress. Con l’insolvenza delle banche regionali USA e la fusione forzata dei due maggiori istituti svizzeri, gli spread e la volatilità dei tassi si sono impennati.
L’indice MOVE, che misura la volatilità implicita delle obbligazioni, ha raggiunto livelli che non si osservavano dall’apice della crisi finanziaria globale. Le oscillazioni cumulative intraday dei rendimenti dei titoli di Stato hanno talvolta superato i 100 pb destabilizzando gli investitori, mentre i mercati cercavano di metabolizzare, da un lato, i dati economici solidi e l’alta inflazione e, dall’altro, la prospettiva di una recessione più grave e di una possibile crisi bancaria. Gli interventi di emergenza di Fed e BNS hanno salvato il sistema dal contagio, ma il danno potrebbe essere già stato fatto. È quasi certo che i criteri di concessione dei prestiti diventeranno più restrittivi, il che peserà sulla crescita futura e potrebbe portare al default le aziende più deboli. Al contempo, data l’inflazione sempre più ostinata, a breve le banche centrali potrebbero alzare i tassi. Prevediamo quindi spread in aumento e manteniamo un posizionamento difensivo. Dato l’andamento incerto dei tassi, preferiamo una duration vicina al benchmark, ma con l’indebolimento delle economie i tassi dovrebbero scendere nel 2023.